L’incontro di due storie: i pici all’uovo con carbonade di agnello sono un piatto che unisce tradizioni antiche, ma sempre attuali.
Quando la cucina è una vocazione a 360 gradi, si ha la necessità costante di rimbalzare tra l’andare avanti e il guardare indietro: sperimentazione, innovazione e poi tradizione e storia.
Una curiosità che ci fa essere onnivori di conoscenza, abbracciando qualsivoglia stile e etnia gastronomica.
Questo è un piatto che nasce dai miei viaggi in Val d’Aosta e le mie origini meridionali.
I pici sono infatti un formato di pasta tipico del sud d’Italia, un piatto povero, realizzato con semola ed acqua.
La carbonade, invece, è uno spezzatino valdostano, ereditato dalla tradizione belga, dove aromi e carne si amalgamano, lentamente, insieme al vino.
Due piatti tradizionali che parlano della storia del nostro paese, unendo Nord e Sud, in un connubio di saperi e sapori.
La realizzazione dei pici rimanda alle nonne indaffarate in cucina, avvolte in nubi di farina la domenica mattina. La gestualità sempre uguale, che dava e dà ancora vita a questa pasta allungata a mano, è forse una delle cose da conservare tra le più preziose.
Anche Enrico Crippa, chef tristellato, parla spesso dell’importanza del gesto, un dono innato che si può affinare nel tempo e che rende i piatti esemplari.
Con il gesto, ho creato questi pici all’uovo, una domenica mattina, avvolta in una nube di farina, mentre, in un tegame, un profumato spezzatino di agnello si trasformava in una deliziosa carbonade, con cui condire la pasta fatta in casa.
Un primo piatto sostanzioso, ricco di gusto e storia, un gesto d’amore per i nostri amici e parenti, un tributo alle nostre radici e una coccola per il nostro palato.
Se volete provare un’altra variante dello spezzatino valdostano, c’è anche la mia Carbonade di cinghiale.