Mai come in questa estate 2025 l’Oltrepò Pavese ha preso vita, desideroso di farsi finalmente notare. Di scrollarsi di dosso quel torpore che lo ha caratterizzato per troppo tempo.
Un desiderio di riscatto che, passo dopo passo, si è trasformato in collaborazione: a mio avviso la vera chiave per arrivare al successo.
In questi mesi l’Oltrepò ha visto fiorire iniziative private animate dal motto “l’unione fa la forza”: serate a tema, aperitivi, feste ed eventi gastro-culturali. Sempre con il territorio al centro.
Un fermento che racconta un cambiamento culturale profondo, in cui l’altro non è più percepito come un concorrente, ma come un alleato con cui costruire un racconto comune: del prodotto, della terra, della propria storia.
Questa terra, così genuinamente bella, ha conquistato anche chi arriva da fuori — me compresa.
Il fermento ha coinvolto anche i nuovi oltrepadani. Un esempio è quello di Dario Fisichella, siciliano di origine e oggi chef di Villa Naj, che ha ideato Oltregusto: un format nuovo e unico che ha unito 9 ristoranti del territorio, i produttori del Consorzio dei Vini dell’Oltrepò Pavese e 7 chef stellati provenienti da tutta Italia, nella splendida cornice della Tenuta Riccagioia.
Non è stata una semplice serata conviviale — pur avendo raccolto oltre 350 persone — ma il primo vero esempio di collaborazione concreta, capace di generare entusiasmo e di dare la spinta necessaria per nuove iniziative.
Certo, i detrattori non sono mancati. Qualcuno ha evidenziato difetti, ciò che si poteva fare meglio, piuttosto che l’enorme sfida che ha rappresentato questa iniziativa.
Io scelgo di ringraziare. L’Oltrepò aveva bisogno, prima di tutto, del coraggio di partire. Di un esempio virtuoso che mostri come tutto sia possibile.
Che sia questo l’inizio di un tempo nuovo, in cui non ci si chiude più nel proprio orticello?