Le vacanze in Calabria quest’anno sono state all’insegna di casa e di mare, non molto di più e la cosa non mi è spiaciuta affatto.
Incontriamo lo chef, Frank appare subito una persona semplice, spontanea, un po’ timida. Come non rimanere affascinati da questo?
Con enorme umiltà parla della sua esperienza, quasi come se non fosse uno chef stellato… e delle sue esperienze tra i quali uno stage da Ferran Adrià.
Ma non mi dilungo, andate a leggere la sua intervista qui, e capirete ancora di più quanto la mia esperienza sia stata unica, e la voglia di tornare per conoscere i suoi piatti enorme!
Frank Rizzuti ha lasciato il segno proprio grazie a tutto questo: il suo essere grande con la sua enorme umiltà e semplicità.
Frank ha iniziato ad accompagnarmi nella visita della tenuta, nella splendida sala con l’enorme camino del ristorante, fino ad arrivare alle cantine, dove producono e lasciano riposare il loro vino.
La chiesetta contiene una reliquia di San Francesco da Paola, il protettore della Calabria. Quel pezzettino di osso della mano di San Francesco conservato lì aumenta ancora la percezione di perfezione e coccola a cui tutto ti rimanda.
Roberto Ceraudo e Frank Rizzuti mi hanno accompagnato alla scoperta di ogni angolo, mostrandomi l’ulivo che è in quel giardino da più di mille anni….
E facendomi assaggiare i fichi “iellini”, piccoli fichi selvatici, dolci e succulenti da mangiare con tutta la buccia.
Con passione ed orgoglio Roberto Ceraudo prima e la figlia Caterina poi, mi parlano dei loro vini e del loro olio.
L’olio, campione del mondo in carica da ormai 4 anni, mi ha lasciato a bocca aperta quando, a casa, ne ho aperto una bottiglia: profumo di natura, di albero, di foglie, di olive. Delicato, speciale.
E l’assaggio certamente non è stato da meno. Incomprensibile se non si prova la sensazione.
I vini, che ho potuto degustare al Ristorante Dattilo, accompagnandoli dai panini appena sfornati alla ‘nduja e al mais di Frank, sono stati una scoperta. A Crotone vini di questo tipo sono una novità, nulla a che vedere con i nostri soliti vini. Varrebbe la pena di presentarveli uno ad uno, ma per questo forse è meglio far parlare chi li produce.
Vi dico solo alcune curiosità:
uno dei loro vini, il Grayasusi, possiede un nome che dice molto della famiglia Ceraudo. Il termine Graya deriva dall’albanese, linguaggio parlando in una particolare zona della Sila, proprio la zona da cui Roberto Ceraudo proviene. Susy invece altro non è che il nome della figlia maggiore.
Un altro aspetto che mi ha colpito particolarmente è la riscoperta di uve che utilizzava mio nonno… quasi un secolo fa! Uva persa negli anni e rimasta nei ricordi: una di questa è l’uva pecorella, uva caratteristica del nostro territorio, bella per la forma e per il gusto.
Quanto amore si può percepire da così tanti piccoli particolari?
Se dopo tutta questa solfa che vi ho fatto, dovessi avervi convinto a provare i prodotti dell’azienda Agricola Ceraudo, basta telefonare al numero che trovate indicate sul loro sito, e ordinare ciò che più vi ispira. Il tutto vi sarà spedito comodamente a casa vostra!
Segnalo i contatti anche qui:
Sito: www.dattilo.it
Email: info@dattilo.it
Tel. 0962.865613
Fax. 0962.865696
Cell. 328.4823088
Commenti
13 Commenti su "Azienda Agricola Ceraudo, un incontro che non si dimentica"
Complimenti sinceri per l'intervista e per la bella esperienza :D
Me ne hanno sempre parlato benissimo e le tue parole me lo confermano, ma purtroppo non sono mai andata ;D
Brava Terry bellissimo il tuo reportage!
Donatella
Bell'esperienza...
Milena, vale davvero la pena di andare!!!